Vacanza Estiva a Cingoli -MC- 12-26 agosto 2017

 

 

Prendete una persona di ormai quasi 57 anni che credeva di sapere molte cose e fatele fare un bel tuffo in un mare quasi del tutto nuovo, nel quale dovrà imparare a nuotare da capo, guardando come fanno gli altri e pescando in risorse che magari non credeva neanche di avere.

Ecco, non che sia importante parlare di me, ma è solo per farvi capire come mi sono sentita in questa meravigliosa nuova avventura, dalla quale sono uscita mille volte più ricca di umanità, di emozioni, di domande, per alcune delle quali ho trovato risposta, per altre no.

Forse non tutti sono pronti nello stesso momento ad affrontare situazioni che creano un po’ di trepidazione (“Sarò capace?” è la grande questione); a me ci sono voluti anni di spot a “Radio Popolare”, una stupenda bimba down, uno festival di teatro e disabilità che mi ha lasciato a bocca aperta e infine la spinta di una grande amica che a sua volta era stata incoraggiata dalle giovani figlie.

Immaginate ora i primi contatti con il mondo de “La cordata”, la gentilezza, la disponibilità, la leggerezza, la serietà. Immaginate un’organizzazione complicatissima e perfetta, senza che nulla venga fatto pesare, ma che anzi sembri semplice e naturale.

Immaginate di trovarvi quasi all’improvviso parte di una colorata tribù, dove l’età non conta più e non contano le caratteristiche sociali, culturali, individuali che, volenti o nolenti, ci rinchiudono un po’, e di essere sotto l’ombra degli alberi, di fianco ad una casetta da cui miracolosamente escono caffè, biscottini, aperitivi e persino lo zenzero, seduti in cerchio a chiacchierare o a suonare e cantare, con in mezzo un tavolo di accaniti giocatori di scala quaranta.

Ecco, quel cerchio, nella frescura, ci preparava alla colazione, alla piscina, al parco acquatico, ai pranzi, alle cene, alle gite. Ci si aspettava, si partiva insieme, ciascuno col suo passo o sulla sua “carrozza”, senza che mai nessuno sbuffasse per i ritardatari, i lenti, i veloci.

Pensate ora a tutte queste persone, più di quaranta, che, per esempio, se ne vanno in piscina, che si sistemano ben benino al sole o sotto gli ombrelloni, che fanno insieme un lungo bagno nella vasca grande, chi con il ciambellone e chi no, che se ne stanno a crogiolarsi nell’idromassaggio, che continuano a giocare accanitamente a scala quaranta. Pensate che, quando viene sete, come per miracolo qualcuno passi con acqua e bicchieri, che, se uno che fa un po’ fatica deve uscire dalla piscina, si materializzino all’improvviso due o tre aiutanti. Poi, quando è il momento di rientrare, magicamente tutto sia sistemato e riordinato e ci si avvii, affamati e desiderosi di...pastasciutta.

Immaginate ora che queste persone vadano al mare, che tutto funzioni, che ci si spalmi la crema a vicenda, si faccia il bagno, si prenda il sole, si mangino gelati, si comprino begli abitini e collanine da persone che per una volta non sono “vu cumpra’” ma amici accolti con entusiasmo e affetto, ovviamente che si giochi a scala quaranta.

Cercate ora di figurarvi che alla sera, finita la cena, si vada nello spazio bar e soggiorno del villaggio, che qualcuno prenda il caffè, qualcuno una bibita, un bicchierino, si canti “Stendi i panni…” con i bravissimi ragazzi dell’animazione, si balli, che qualcuno saluti e vada a riposare, mentre gli irriducibili, sempre gli stessi, godano fino all’ultimo delle musiche e delle danze.

Pensate ad un gruppo così eterogeneo che stazioni nella piazza del “Sabato del villaggio” a Recanati, che affolli il negozietto di souvenirs, che visiti i musei di Filottrano, che sorseggi l’aperitivo in piazza.

Direte: “La solita zuccherosa descrizione”. Credetemi, non è zuccherosa. Con questo non voglio dire che non ci siano stati momenti difficili per qualcuno, che la tristezza o il pianto o il nervosismo non ci abbiano toccato, sarebbe innaturale! Eppure anche qui il gruppo ha fatto il suo lavoro silenzioso, di supporto di collaborazione. Ma ci sono anche i momenti di allegria improvvisa, lo scoppio delle risate, un po’ di follia. Ecco, ma chi sono i “disabili”? Chi i “volontari”? Si d’accordo, un po’ si distinguono a occhio, un po’ all’orecchio, ma quello che davvero mi ha colpito sono le diverse personalità degli uni e degli altri. Qualcuno si apre subito con fiducia all’altro, di qualcuno la fiducia va conquistata, con qualcuno va e viene, per qualcuno è davvero difficile abbandonarsi. Nell’insieme un’umanità meravigliosa, varia, senza ipocrisie, anche sofferente, nella quale le parole “razzismo”, “discriminazione”, “disprezzo”, “rifiuto”, così comuni nella nostra quotidianità, sembrano svanite. Un’umanità che fa cadere i tabù, che si accompagna in bagno, che non si vergogna di non essere in linea o alla moda, che riconosce la propria debolezza, che soffre e ride apertamente, che getta ovunque passi semi di gentilezza, di pazienza, che apre la mente al dubbio, ribalta la visione delle cose.

Mi chiedete se lo rifarei, se desideri tornare in questo turbinio di sensazioni di ogni genere? La risposta è sì, sperando di aver un pochino imparato a nuotare, guardando a chi, anche giovanissimo, con naturalezza, sa trovare dentro di sé l’energia rumorosa o silenziosa di scompigliare il mondo e di amare sul serio.

 

 

 

Susanna Tamplenizza

 

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