Vacanza Estiva a Porto S. Elpidio 2006 di Stefano d'Adda

L’annuncio dell’associazione La Cordata di Gorgonzola sul Corriere della Sera per “volontari disposti ad accompagnare in vacanza giovani disabili” era di poche ma significative parole; in fondo non cercavano persone con particolare esperienza, ma solo maggiorenni responsabili e “dinamici”. Molto stava in quel “dinamici”, come poi avrei sperimentato sul campo.

Quando, facendomi qualche problema, ho chiesto all’associazione se uno come me poteva sentirsi idoneo a quel tipo di esperienza, mi hanno risposto: “guarda, da noi a La Cordata gira da tempo una battuta: oramai quando andiamo in giro con “i ragazzi” (i disabili, n.d.r.), a volte non si capisce più bene chi sia il disabile e chi sia il volontario!”. Allora mi sono rilassato e ho capito che ero nell’associazione giusta, se erano capaci di creare un tale tipo di amalgama nei loro gruppi di vacanza.

Ero un volontario nuovo e ho fatto solo una settimana, con un “avvicendamento” su un ragazzo autistico sempre in movimento, capace di macinare a piedi più chilometri di un maratoneta. Lì ho capito perché volevano gente “dinamica”…

Il giorno che sono arrivato al villaggio turistico e campeggio La Risacca di Porto S.Elpidio, nelle Marche, mi sono subito immerso in quello che sarebbe stato il principale “rito” della folta brigata di circa 45 persone, tra volontari de La Cordata e disabili dell’Associazione “Genitori e amici degli handicappati”: la grande tavolata del pranzo collettivo al ristorante. Ho capito subito che il “mangiare” sarebbe stato essenziale in  quella vacanza, il vero motore della socializzazione (e che avrei dovuto limitare i gelati pomeridiani…). Infatti sin dal primo giorno ogni pasto è stato un momento di grande allegria, spesso intervallato dai proclami dei più fantasiosi auguri o delle più improbabili ricorrenze, elevati a gran voce dai volontari storici e vere “anime” del gruppo, o magari ravvivato dalle fughe improvvise di qualcuno con qualche problema di iperattività, che veniva però sempre rincorso, recuperato, tranquillizzato e invitato a tornare a tavola con gli altri.

Credo che alla fine la nutrita e speciale comitiva lombarda non sia passata inosservata né agli altri villeggianti, né all’efficiente personale de “La Risacca”, così come ha voluto ricordare il gestore del ristorante, l’ultima sera, dal palco della pista da ballo.  Sarà stato per la composizione così eterogenea e particolare del nostro gruppo, per la continua allegria che ci animava, o per la nostra capacità di occupare “militarmente” aree ragguardevoli del villaggio, come tutta l’ala nord della piscina il pomeriggio, il fronte sud della spiaggia la mattina, l’area sud-est della pista da ballo la sera o, appunto, la saletta principale del ristorante, a noi sempre riservata a pranzo e a cena.

Sarebbe lungo elencare tutti i giochi organizzati, le partecipazioni ai tornei del villaggio, gli scherzi, le risate, le schermaglie, le gelosie e anche qualche passione amorosa, teatralmente sbocciata tra le “speciali” persone che noi volontari abbiamo seguito. Mi limito a ricordare le gite fuori porta: la combriccola è stata infatti a visitare l’antico e suggestivo borgo di Offida, dove si è mantenuta viva la tradizione artigianale dei merletti realizzati a tombolo (ma purtroppo la sera della nostra visita si era deciso di dare asilo al concerto dell’insostenibile Caparezza…). Così come  si è stati a fare visita all’antica Abbazia Cistercense di Fiastra, tra le più importanti d’Italia, rifocillandosi poi presso un vicino agriturismo e godendosi la bellezza e la pace della natura del luogo, dai “ragazzi” particolarmente apprezzata.

Ma alla fine i veri protagonisti della vacanza sono stati loro, i … “ragazzi” disabili, fisici o mentali, capaci di adattarsi alle svariate situazioni affrontate, di superare gli inevitabili momenti di difficoltà, spesso grazie all’appoggio e all’affetto di chi li accompagnava; capaci di ballare, di rendersi protagonisti nei giochi, in mare e in piscina, di raccontare barzellette e intonare canzoni. O più semplicemente capaci di fare provare molta emozione, a chi aveva la responsabilità e l’impegno di stare loro accanto, con la loro diversità fatta a volte solo di sguardi e di silenzi.

 

 

Stefano D’Adda

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